domenica 27 Apr 2025

Ci sono giorni in cui un campo da calcio smette di essere solo un rettangolo d’erba. Diventa qualcosa di più profondo. Un passaggio tra ciò che si vede e ciò che si sente. Martedì 15 aprile, ad Aversa, il vento ha portato il profumo della Pasqua non tra le mura di una chiesa, ma sul campo della Real Normanna. Sembrava un normale allenamento, ma era molto di più: un gesto silenzioso, un atto simbolico che ha detto chiaramente, senza bisogno di parole: siamo presenti per chi non può esserlo.

Quel pomeriggio, la squadra non stava solo preparando la prossima partita. Si stava preparando a donare. Ed è proprio questa parola – “donare” – che racchiude l’essenza di ciò che è accaduto. Ma la cosa più toccante è stata la scelta di farlo in un momento ordinario, lontano dai riflettori, nel tempo della fatica e della verità. Un gesto semplice, ma pieno di significato.

Cuore e Gol: Pasqua in campo” è il nome dell’iniziativa. Un nome che suona leggero, ma che contiene una rivoluzione silenziosa: trasformare lo sport in un linguaggio di amore, fare del pallone un messaggio di speranza, e dell’allenamento un’occasione per educare. A fine giornata, i giocatori hanno donato uova di Pasqua all’UNICEF. Non erano semplici regali, ma piccoli messaggi d’affetto. Non solo cioccolato, ma attenzione. Una scelta fatta con il cuore.

E oggi, scegliere il cuore è un atto coraggioso.

In un’epoca che ci spinge alla velocità, alla competizione, alla performance, questi ragazzi hanno scelto di fermarsi. Di ascoltare. Di donare senza tornaconto. Hanno dimostrato che il calcio può essere anche poesia, se giocato con l’anima. Che un pallone può diventare guida, se lo si orienta verso chi ha bisogno. Che la solidarietà è l’unico vero allenamento per la vittoria.

In mezzo a tutto questo, i bambini – spettatori diventati protagonisti – hanno portato la vera magia. Hanno riso, giocato, rincorso palloni e sogni con la spontaneità che solo loro hanno. Le loro mani appiccicose di cioccolato, gli occhi pieni di meraviglia, hanno trasformato il campo in un parco giochi dell’anima. Hanno ricevuto, ma hanno anche restituito: sorrisi autentici, abbracci sinceri, gioia che non ha bisogno di parole. E accanto a loro, quei calciatori sono tornati bambini, per un attimo. Perché la vera grandezza è sapersi abbassare fino a raggiungere l’altezza di un sogno.

Quel giorno, insieme alla squadra, c’erano anche i giovani volontari di Younicef e dell’associazione Wake Up Uagliù. Non solo comparse, ma veri protagonisti. Con discrezione e passione hanno riportato al calcio la sua dimensione educativa, il suo potenziale sociale. Hanno dimostrato che ogni piccolo gesto, se fatto con amore, può fare la differenza – anche se nessuno lo vede.

“La partita più importante è quella che si gioca nel cuore dei bambini,” ha detto Emilia Narciso, presidente regionale UNICEF. E ha aggiunto: “Quello che si semina lì, resta per sempre.”

Ed è proprio così. Ogni gesto di bontà è un seme. Ogni bambino, un terreno fertile. E ciò che nasce dal cuore non appassisce: cresce in silenzio, come la primavera.

Questo piccolo miracolo è stato possibile anche grazie a chi ha creduto nell’importanza dell’intenzione ancor prima dell’azione: Enzo Del Villano, presidente della Real Normanna, e suo figlio Luigi. Due figure presenti ma mai invadenti, che hanno scelto di guidare con l’esempio, con semplicità e convinzione. Una leadership vera, fatta di valori e non di parole.

E poi c’è Wake Up Uagliù, un nome che suona come un invito a svegliarsi. A scuotersi dall’indifferenza. A scegliere di fare, piuttosto che aspettare. Questi ragazzi non urlano, ma fanno rumore con l’impegno. Non si accontentano del possibile: puntano al necessario. Senza di loro, come ha ricordato ancora Emilia Narciso, “non sarebbe stato possibile correre così forte e segnare questo gol speciale”.

La bellezza di questa storia non sta solo nel gesto, ma nel momento in cui è stato fatto. Dopo un allenamento. Quando si è stanchi. Quando non ci sono spettatori. Ed è proprio lì che l’anima si mostra per com’è. Per questo la Real Normanna non ha solo fatto una donazione. Si è donata. E questo cambia tutto.

In un mondo che misura ogni cosa – perfino i sentimenti – scegliere di agire gratuitamente è un atto ribelle. Fare qualcosa quando nessuno guarda, è amore vero. Trasformare il calcio in uno spazio di relazione e non di apparenza, è forse la vittoria più grande.

Il 15 aprile, ad Aversa, non è stata vinta una partita. È stato trovato un senso nuovo. Un significato diverso per lo sport, per la comunità, per i giovani. Un senso che sa di Pasqua, di rinascita, di possibilità. Un messaggio potente: la vera forza non è imporsi, ma prendersi cura.

E allora, a chi legge, resta solo una domanda:
Se un semplice allenamento può generare tutto questo, cosa potrebbe accadere se vivessimo ogni giorno con lo stesso cuore, la stessa dedizione?

Forse basterebbe questo per cambiare il mondo. O almeno, iniziare.
Con un pallone. Un sorriso. Un uovo.
Con un gesto che non finisce sui giornali, ma entra nella storia.
Perché le partite più importanti si giocano nella coscienza. E questa, la Real Normanna, l’ha vinta sul serio.