Lucio Corsi non è un cantante qualunque. È un visionario con i piedi nella Maremma e la testa tra le stelle. Con Volevo essere un duro, brano presentato al Festival di Sanremo 2025, ha conquistato pubblico e critica, piazzandosi secondo e vincendo il Premio della Critica “Mia Martini”. Ma non è stato solo un ritorno: è stata una trasformazione.
Classe 1993, toscano doc, Corsi ha sempre camminato fuori dagli schemi. Il suo stile fonde rock, poesia e teatralità in un mix che ricorda i grandi del passato, ma parla al presente con una voce tutta sua. Volevo essere un duro, pubblicato il 12 febbraio 2025, è un inno ironico e disarmante sulla fragilità maschile, sull’ansia di apparire forti in un mondo che premia la durezza. Ma Lucio, con i suoi pantaloni glitterati e la dolcezza disarmante, sceglie di raccontare l’opposto: la bellezza del non esserlo.
Il brano è anche il cuore dell’album omonimo, uscito in digitale il 21 marzo e in formato fisico l’11 aprile 2025. Un disco colorato, stralunato e narrativo, dove si alternano ballate spaziali, rock da cameretta e racconti di provincia trasfigurata. Con Magia nera, Altalena Boy e Radio Mayday, Lucio disegna un mondo tutto suo: buffo, malinconico, a tratti surreale, ma sempre sincero.
In un’industria musicale spesso standardizzata, Corsi rimane un’anomalia luminosa. Non urla, non posa. Semplicemente, incanta. Con Volevo essere un duro firma forse la sua opera più matura: un disco che fa sorridere, riflettere e, soprattutto, resistere.