Ogni filosofo o pensatore ha offerto una lente attraverso cui comprendere e affrontare questo fenomeno complesso. Alcuni ritengono che l’avvento dei social network, dei YouTuber e degli influencer in generale abbia fortemente contribuito all’aumento della stupidità umana. Ciò è dovuto al fatto che tali piattaforme spesso promuovono contenuti superficiali, sensazionalistici o privi di valore intellettuale. Gli algoritmi utilizzati dai social media favoriscono la diffusione di informazioni errate, teorie del complotto e contenuti di scarsa qualità, che influenzano negativamente le capacità critiche delle persone.
La tendenza a cercare l’approvazione e l’attenzione delle masse sui social spinge molte persone a seguire le mode, adottare punti di vista superficiali o abbracciare comportamenti insensati. La corsa ai like, ai follower e alle visualizzazioni incoraggia la produzione e la condivisione di contenuti volti a generare solo click e coinvolgimento emotivo immediato, piuttosto che a promuovere una riflessione critica o una conoscenza approfondita dei fatti. Eppure, questi strumenti dovrebbero essere utilizzati per diffondere informazioni di qualità, promuovere il pensiero critico e l’educazione, oltre a connettere le persone con contenuti stimolanti e intellettualmente arricchenti.
È importante sottolineare, però, che la stupidità umana non è un fenomeno esclusivo della nostra epoca. La stupidità è sempre stata presente nella società umana, e il suo impatto dipende da una serie di fattori complessi, tra cui l’educazione, l’ambiente culturale e sociale, e le dinamiche politiche ed economiche. La questione dell’aumento della stupidità è complessa e multiforme. È importante sviluppare un senso critico e una consapevolezza individuale per filtrare le informazioni e promuovere un uso consapevole e responsabile delle fonti d’informazione.
UGO PERSICE PISANTI