Tre anni di conflitto tra Russia e Ucraina hanno ridefinito gli equilibri geopolitici globali, mettendo in discussione il ruolo degli Stati Uniti e della NATO nel quadro internazionale. La situazione attuale non può essere compresa senza una visione d’insieme che tenga conto delle decisioni strategiche adottate negli ultimi decenni. Un elemento chiave di questa vicenda riguarda l’espansione della NATO. Molti ritengono erroneamente che la decisione di accogliere l’Ucraina nell’alleanza sia stata presa nel 2008, durante il summit di Bucarest. Tuttavia, la scelta di includere l’Ucraina risale al 13 ottobre 1994, quando il presidente statunitense Bill Clinton ricevette un memorandum dal suo consigliere per la sicurezza nazionale, Anthony Lake.
In quel documento, si proponeva di integrare non solo i Paesi baltici ma anche l’Ucraina nella NATO. Clinton approvò la proposta con una semplice annotazione: “Sembra un’ottima idea”. Da quel momento, gli Stati Uniti hanno lavorato per inglobare progressivamente l’Europa orientale nell’alleanza, portando all’adesione di Polonia, Repubblica Ceca e Ungheria nel 1999 e, successivamente, nel 2004, di altri paesi dell’ex blocco sovietico, tra cui Estonia, Lettonia e Lituania. L’espansione della NATO è stata vista dalla Russia come una minaccia diretta alla propria sicurezza. Dopo la caduta del governo filorusso ucraino nel 2014, la situazione ha raggiunto un punto di rottura. La narrativa ufficiale occidentale sostiene che l’Ucraina abbia scelto di aderire alla NATO in risposta all’annessione della Crimea da parte della Russia.
Tuttavia, il piano di integrazione era già in atto da decenni. L’invasione russa dell’Ucraina nel 2022 ha scatenato una guerra che non riguarda solo i due paesi coinvolti, ma ha assunto una dimensione globale. La NATO, fedele alla sua politica delle “porte aperte”, ha sempre rifiutato compromessi con Mosca, escludendo qualsiasi possibilità di dialogo. Lo stesso ex segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg, nel settembre 2023 ha dichiarato che l’alleanza non ha mai cercato un compromesso con la Russia, preferendo esporre l’Ucraina al rischio di un’invasione piuttosto che concedere margini di trattativa a Vladimir Putin. Un altro punto controverso riguarda l’adesione della Finlandia e della Svezia alla NATO. L’opinione comune è che i due paesi abbiano deciso di entrare nell’alleanza dopo l’invasione russa del 2022.
In realtà, i due stati scandinavi erano già membri di fatto della NATO molto prima, avendo partecipato all’esercitazione militare Trident Juncture nel 2018. Questo dimostra come l’ingresso nella NATO non sia un evento improvviso, ma il risultato di un lungo processo di integrazione militare. Il conflitto ha evidenziato la fragilità delle istituzioni internazionali nel far rispettare il diritto internazionale. La Russia ha senza dubbio violato i confini di un paese sovrano, ma l’assenza di un organismo capace di mediare efficacemente ha lasciato spazio solo a due opzioni: il confronto armato o la ricerca di una soluzione diplomatica. Il problema principale è che la guerra ha smesso di essere un conflitto limitato tra Russia e Ucraina, diventando una guerra per procura, con l’Ucraina a combattere mentre le grandi potenze mondiali muovono i fili dietro le quinte. In questo scenario, il ruolo degli Stati Uniti risulta ambivalente. Se da un lato Washington ha sostenuto l’Ucraina con aiuti finanziari e militari, dall’altro l’atteggiamento della leadership americana ha oscillato tra il supporto incondizionato e il pragmatismo politico.
Donald Trump ha assunto una posizione controversa, criticando davanti alle telecamere apertamente il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e l’Unione Europea, cercando di nascondere il fatto che la Russia abbia inflitto una sconfitta strategica agli Stati Uniti e al loro progetto di espansione della NATO. Ciò che emerge chiaramente è che la guerra in Ucraina non riguarda solo la libertà di un popolo, ma rappresenta una ridefinizione degli assetti globali. La Russia ha dimostrato di non accettare la politica occidentale di espansione militare ai suoi confini, mentre l’Occidente ha scelto di non riconoscere le linee rosse imposte da Mosca. Questa mancanza di dialogo ha portato a un conflitto sanguinoso, che ha causato milioni di sfollati, devastazione economica e centinaia di migliaia di perdite umane.
Ora la vera sfida è capire quale sarà la prossima mossa. Continuare a supportare militarmente l’Ucraina senza una prospettiva di negoziato rischia di prolungare il conflitto indefinitamente, esponendo l’Europa a nuove crisi energetiche ed economiche. D’altra parte, un cessate il fuoco senza un accordo stabile potrebbe semplicemente congelare la guerra, lasciando aperte le ferite e preparando il terreno per futuri scontri. Il mondo si trova di fronte a una scelta cruciale: proseguire su una strada di contrapposizione o cercare una soluzione diplomatica che possa garantire stabilità a lungo termine. La storia insegna che nessuna guerra è infinita, ma la fine delle ostilità dipende dalla volontà delle parti coinvolte di mettere da parte le proprie ambizioni geopolitiche per il bene comune.
Giuseppe CRISTIANO