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martedì 29 Apr 2025

Nel settembre e ottobre del 1943, il territorio di Aversa, essendo situato lungo il confine tra le province di Napoli e Caserta, divenne teatro di una sequenza di eventi tragici legati all’occupazione nazista. Il nostro territorio, rilevante per la sua posizione strategica, fu segnato da un destino crudele nei giorni successivi all’annuncio dell’armistizio dell’8 settembre. La violenza si diffuse rapidamente, lasciando tracce indelebili nella memoria degli aversani.

Le ostilità iniziarono quasi immediatamente dopo l’annuncio dell’armistizio, quando il 151° Reggimento costiero decise di opporsi alle forze tedesche, cercando di resistere al disarmo forzato imposto dagli occupanti. Gli scontri che ne seguirono furono particolarmente intensi e causarono numerose perdite tra i militari italiani. Molti dei feriti furono trasportati all’ospedale di Caserta, dove diverse persone persero la vita. Questo atto di resistenza ebbe conseguenze devastanti non solo per i soldati, ma anche per gli abitanti del luogo, poiché inasprì notevolmente i rapporti tra i tedeschi e la popolazione civile.

L’11 settembre si verificò il primo caso di rappresaglia diretta contro un cittadino sfollato da Napoli. Un uomo venne freddato dai soldati tedeschi in circostanze che rimangono avvolte nel mistero. Due giorni dopo, il 13 settembre, due individui di trentanove e cinquantuno anni furono giustiziati presso la località ponte Mezzotta, accusati ingiustamente di aver sabotato le linee telefoniche. Le vittime, Beniamino De Santo e Pasquale Matacena, sono ancora ricordate come simboli di un’ingiustizia insopportabile.

Il 15 settembre, un giovane brigadiere dei Carabinieri cadde sotto il fuoco nemico, mentre il 19 settembre un operaio cementista di quarantun anni fu gravemente ferito durante un controllo tedesco lungo via Campo. Nonostante i tentativi di soccorrerlo, morì sei giorni dopo nell’ospedale civile di Aversa. Il 22 settembre, durante uno dei numerosi rastrellamenti effettuati per prelevare manodopera forzata, un calzolaio di trentadue anni trovò la morte mentre cercava disperatamente di sfuggire alla cattura.

La situazione peggiorò ulteriormente con l’avvicinarsi delle truppe alleate. Il 4 ottobre, una donna napoletana di trentasette anni, rifugiata ad Aversa, fu uccisa dalle retroguardie tedesche mentre salutava con entusiasmo l’arrivo degli Alleati dal balcone della sua abitazione. L’indomani, nella contrada Purgatorio, un giovane studente di ventuno anni e un bambino persero la vita durante le operazioni di ritirata delle forze naziste. Questi episodi dimostrano quanto indiscriminata fosse la violenza perpetrata contro civili innocenti.

Le responsabilità di queste esecuzioni potrebbero essere attribuite a diverse unità militari tedesche, tra cui elementi del Secondo Battaglione del 2° Reggimento Corazzato, del Primo Battaglione del 79° Reggimento Granatieri Corazzati, della 16ª Divisione Corazzata, o della compagnia comando del Reggimento Granatieri Corazzati 2 delle SS “Hohenstaufen”. Un’unità che faceva parte delle Waffen-SS, una componente militare delle Schutzstaffel (SS). La divisione “Hohenstaufen” era una delle divisioni corazzate delle SS, ed era impiegata in vari teatri di guerra durante la Seconda Guerra Mondiale, inclusa l’Italia del sud nel periodo dell’occupazione tedesca. All’epoca dei fatti era stanziata a Villa Literno. Tuttavia, nonostante le indagini condotte negli anni Sessanta, il Tribunale Militare Territoriale di Napoli archiviò i casi per insufficienza di prove, lasciando irrisolte molte domande cruciali.

Oggi, questi eventi drammatici sono commemorati attraverso il Monumento ai Caduti di tutte le guerre, realizzato in due fasi distinte: nel 1936 e nel 1960. Questo monumento rappresenta un punto di riferimento fondamentale per la memoria collettiva della comunità aversana. Le vicende descritte testimoniano come la guerra, oltre a provocare lutti e distruzioni, lasciò ferite profonde nella popolazione civile, vittima innocente delle rappresaglie e delle violenze perpetrate durante l’occupazione nazista.

La memoria di queste tragedie è custodita non solo attraverso monumenti fisici, ma anche grazie al lavoro di ricerca storica che contribuisce a mantenere vivo il ricordo di coloro che persero la vita in quei mesi terribili del 1943. Ogni singolo episodio documentato rappresenta un tassello essenziale per comprendere la complessità e la drammaticità di quel periodo storico, caratterizzato da una escalation di violenza che coinvolse indiscriminatamente militari e civili, uomini, donne e perfino bambini.

Le storie di queste vittime, purtroppo spesso dimenticate, sono fondamentali per capire l’impatto devastante della guerra sulla vita quotidiana. Ad esempio, la morte del giovane studente e del bambino nella contrada Purgatorio il 5 ottobre è un chiaro esempio di come la brutalità delle azioni militari non risparmiò nemmeno i più vulnerabili. Lo stesso giorno, Giovanni D’Auria, uno scolaro, fu ucciso durante le operazioni di ripiegamento delle forze tedesche. Questi racconti aggiungono un volto umano alla storia, rendendo tangibile l’orrore di quei giorni.

La comunità di Aversa, nonostante il dolore e le perdite subite, ha cercato nel tempo di preservare la memoria di questi eventi. Attraverso cerimonie commemorative, mostre e pubblicazioni, si è lavorato incessantemente per garantire che le nuove generazioni non dimentichino il sacrificio di coloro che persero la vita. Anche il ruolo del Monumento ai Caduti assume un significato particolare, poiché non solo onora i militari caduti, ma diventa un simbolo universale di resistenza e memoria.

Il territorio di Aversa e dell’agro aversano rappresenta un microcosmo delle tragedie che hanno segnato l’Italia durante l’occupazione nazista. Le vicende del settembre e ottobre 1943 sono un monito per il presente e per il futuro, ricordandoci quanto sia importante difendere la pace e la giustizia. Le voci delle vittime, purtroppo silenziate dalla violenza della guerra, continuano a parlare attraverso la memoria collettiva e gli sforzi di quanti si impegnano a mantenere viva la loro storia. Solo attraverso la conoscenza e la riflessione possiamo sperare di evitare che simili tragedie si ripetano, garantendo un futuro migliore per le generazioni a venire.

GIUSEPPE CRISTIANO